La Chiesa di San Silvestro di Asti

Un gioiello di spiritualità e storia nel cuore del rione più antico della città
La chiesa di San Silvestro sorge nel centro storico di Asti, nell’antico recinto dei nobili, a non molta distanza dal Castelvecchio (proprietà dei vescovi, che dominava dall’alto la città) e dagli edifici dei monaci cistercensi.
Non si hanno informazioni precise sull’epoca di costruzione della prima chiesa, anche se in alcuni documenti viene fatta risalire al V secolo, ai tempi di sant’Ambrogio. È citata poi nell’atto con cui Dodone e suo figlio Oddone di Ferrere, il 16 novembre 1142, fecero dedizione al Comune di Asti della quarta parte che a loro spettava sul castello di Ferrere, documento redatto dal notaio Eustacchio che indicò: «in Aste civitate iuxta ecclesiam sancti Sylvestri».
Nel Registro della diocesi di Asti del 1345, la parrocchia di San Silvestro compare subito dopo la collegiata di Sant’Aniano e prima delle chiese di San Sisto e San Pietro de Strata, già esistenti nell’886, fatto che ne avvalora l’antichità, certamente anteriore al XII secolo. In questo registro viene riportata la ricca rendita della chiesa, che ammontava a 40 lire, superiore, quindi, a molte chiese, fatta eccezione per la Cattedrale, San Secondo e San Martino.

Una tradizione riferisce che la chiesa sia stata consacrata da papa Urbano II nel 1096, al suo passaggio in Asti di ritorno da Clermont-Ferrand, nell’occasione in cui consacrò anche la Cattedrale. In memoria di questa tradizione, il prevosto di San Silvestro, don Pietro Berta, nella demolizione dell’antica chiesa da lui ordinata nel 1868, conservò una parte del vecchio muro in cui era dipinta una croce consacrata e sotto vi fece scrivere: «Urbanus II – Pont. Max. – anno 1096» (nella seconda cappella a destra entrando, dedicata a San Francesco da Paola).Nel 1580 l’edificio minacciava rovina e venne riedificato il prima possibile in sobrie forme, a totale spesa del rettore don Andrea Guaita, senza l’aiuto dei parrocchiani. La chiesa che, secondo la visita apostolica di mons. Peruzzi, fu consacrata il 28 ottobre 1584, era di piccole dimensioni, a tre navate con unico altare, decentemente ornato con tutto il necessario. Mons. Peruzzi segnala, inoltre, il cimitero che era davanti alla porta della stessa chiesa, ritenendo che non si potesse chiudere perché attraverso ad esso transitavano i fedeli per entrare in chiesa.
Nel 1583 mons. Della Rovere aggregava a San Silvestro la parrocchia di San Maurizio. Nel 1602 il vescovo Ajazza concesse questa chiesa ai Padri Barnabiti, che ne tennero il possesso fino al 17 febbraio 1606, quando, con l’aiuto di Carlo Emanuele I, ottennero la prepositura di San Martino per rinuncia a loro favore fatta dal canonico preposto don Giulio Penna. Questi ebbe, in cambio, San Silvestro, con un’annua pensione da parte dei Barnabiti, e mantenne l’almuzia (antico distintivo dei canonici) con il titolo di prevosto, che passò anche ai successori.
Secondo la visita pastorale Broglia del 1625, la chiesa possedeva, oltre all’altare maggiore, un secondo altare dedicato alla Beata Vergine Maria «cum Icona mirabili», descrizione confermata nelle successive quattro visite pastorali fino al 1728.
Nel 1580 l’edificio minacciava rovina e venne riedificato il prima possibile in sobrie forme, a totale spesa del rettore don Andrea Guaita, senza l’aiuto dei parrocchiani. La chiesa che, secondo la visita apostolica di mons. Peruzzi, fu consacrata il 28 ottobre 1584, era di piccole dimensioni, a tre navate con unico altare, decentemente ornato con tutto il necessario. Mons. Peruzzi segnala, inoltre, il cimitero che era davanti alla porta della stessa chiesa, ritenendo che non si potesse chiudere perché attraverso ad esso transitavano i fedeli per entrare in chiesa.

Nel 1583 mons. Della Rovere aggregava a San Silvestro la parrocchia di San Maurizio. Nel 1602 il vescovo Ajazza concesse questa chiesa ai Padri Barnabiti, che ne tennero il possesso fino al 17 febbraio 1606, quando, con l’aiuto di Carlo Emanuele I, ottennero la prepositura di San Martino per rinuncia a loro favore fatta dal canonico preposto don Giulio Penna. Questi ebbe, in cambio, San Silvestro, con un’annua pensione da parte dei Barnabiti, e mantenne l’almuzia (antico distintivo dei canonici) con il titolo di prevosto, che passò anche ai successori.
Secondo la visita pastorale Broglia del 1625, la chiesa possedeva, oltre all’altare maggiore, un secondo altare dedicato alla Beata Vergine Maria «cum Icona mirabili», descrizione confermata nelle successive quattro visite pastorali fino al 1728. Nel 1700, trovandosi la chiesa nuovamente in condizioni precarie, beneficiò della generosità di Mons. Milliavacca, che le legò, a suo favore, nel proprio testamento, 2000 lire per riparazioni e restauri.
Nel 1717 iniziarono i lavori per cura del prevosto Giovanni Malabaila, come testimoniava l’iscrizione della facciata dell’antica chiesa, ripresa nei disegni dell’Incisa e in parte riproposta nell’iscrizione attuale. Riguardo ai restauri, De Canis descriveva la chiesa come più angusta della precedente. All’interno erano presenti tre altari: il maggiore, dedicato a San Silvestro; in cornu evangelii l’altare di Maria Vergine; e in cornu epistolae quello di San Francesco da Paola.

La chiesa venne demolita nel 1868 perché considerata esigua nelle dimensioni e di scarso pregio artistico. Nello stesso anno ne fu costruita una nuova, più ampia, nello stile corinzio, ad opera del prevosto Pietro Berta d’Asti. Il disegno della chiesa fu preparato dal cav. geometra Carlo Rostagno, che dovette adattarlo all’abside già costruita (1864), fronteggiando la ristrettezza del luogo e le difficoltà finanziarie. Nell’esecuzione, assente il Rostagno per malattia, il capomastro sovrappose al frontone triangolare un muro massiccio, quasi un secondo frontone, che deturpò la facciata neoclassica della chiesa.
La nuova chiesa venne benedetta nel 1870. L’esterno, di gusto neoclassico, presenta quattro colonne corinzie che reggono un ampio timpano. In due nicchie sono collocate le statue di San Giuseppe e di San Silvestro papa, con relative iscrizioni.

Nella volta dell’abside si vede raffigurato Sant’Agostino in atto di battezzare i catecumeni e, nella volta centrale, la Gloria del Paradiso. Sono copia, ad opera del pittore Maurizio Novelli di Serravalle, di due famosi affreschi eseguiti dall’Aliberti, datati tra il 1712-14 e il 1726: il primo nella volta del coro di Sant’Agostino, e il secondo nella chiesa del Gesù, Opera Pia Michelerio.
L’altare maggiore e le balaustre, in marmo nero di stile barocco, e le due magnifiche portiere, ornate di teste d’angeli, appartenevano alla chiesa dell’Annunziata, di piazza Catena, già propria delle Canonichesse Lateranensi. I quadri della Madonna delle Grazie e di San Francesco da Paola sono opere di Michelangelo Pittatore, da datarsi intorno al 1879, forse frutto di una contemporanea committenza.

Al prevosto Berta si deve l’erezione, nel 1881, della compagnia delle lavoratrici domestiche, favorita di indulgenza plenaria dal papa Leone XIII, sotto il patronato di Santa Zita (opera di Michelangelo Pittatore). Don Secondo Gay fece erigere, nel 1885, il campanile con tre campane su disegno del cav. Rostagno; nel 1891 il coro; e nel 1898 terminò la facciata, vi pose un cancello (non più esistente) e un marciapiede.
Nel 1903 don Gay costruì la cappella del Sacro Cuore, disegnata dall’ing. Michele Bai, e nel 1938 acquistò l’organo della ditta Mascioni di Varese. Nel 1936 furono collocate vetrate artistiche alle finestre, con le due grandi del coro raffiguranti San Silvestro papa e la Beata Vergine Maria Ausiliatrice.
Bibliografia: Tra Gotico e Neogotico – Le chiese parrocchiali astigiane – Banca d’Asti e Fondazione