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La Chiesa di San Silvestro


Il primo documento scritto a noi pervenuto, relativo a San Silvestro, è quello del 1142, nel quale Dodone e suo figlio Oddone di Ferrere fanno dedizione al Comune di Asti della quarta parte del castello di Ferrere. L'atto è rogato dal notaio Eustachio "in Aste civitate iuxta ecclesiam S. Silvestri" (nella città di Asti presso la chiesa di San Silvestro). La tradizione precisa poi che essa fu consacrata ai primi di settembre del 1096 da Papa Urbano II di ritorno dal Concilio di Clermont in Francia. Il Pontefice è diretto a Roma e, passando per

Mortara, consacrò il santuario della "Santa Croce". Nel viaggio di andata verso la Francia egli aveva consacrato in Asti, il giorno del Corpus Domini del 1095, la Cattedrale. Verso il 1580 l'edificio era fortemente rovinato e quindi, veniva abbattuto e riedificato, mantenendo il muro perimetrale della navata destra, ove è ancora inserito il simbolo del passaggio del Pontefice. Le spese furono sostenute dal rettore Don Andrea Guaita, nonostante la parrocchia di San Silvestro fosse una delle più ricche della Città. Nel 1583 Monsignore della Rovere sopprimeva la minuscola parrocchia di San Maurizio e quella di San Michele, con ospedale annesso, aggregandole a San Silvestro. Urbano II , dirigendosi in Francia per bandire la Crociata, giunse nella nostra città verso il 27 Giugno 1095, fermandosi più di un mese. Il giorno I Luglio consacrò solennemente la basilica cattedrale di Santa Maria, che in quel lasso di tempo era stata radicalmente restaurata ed ampliata . Fu di ritorno ad Asti  nell'autunno del 1096, e si fermò per una nuova lunga sosta. In questa occasione dedicò solennemente l'antica chiesa di San Gaudenzio a San Silvestro Papa. Certamente l'edificio sacro, così come la vetusta cattedrale longobarda, era stato abbellito ed ampliato per adeguarlo alle esigenze di una accresciuta popolazione, ma il motivo fondamentale che mosse a questo "cambio di titolo" è un altro. Nel corso della lotta per le investiture la Sede Pontificia si avvalse di ogni mezzo dialettico, teologico e giuridico per affermare la superiorità del Papato sull'Impero, ricorrendo spesso a quella che oggi chiameremmo vera e propria propaganda. In particolare lo stesso Urbano II promosse e diffuse tra i " gregoriani" la venerazione per un santo ...inventato a bella posta. L'esigenza era quella di affermare la continuità della santità papale anche dopo l'Apostolo Pietro, con figure altrettanto prestigiose e carismatiche. L'attenzione cadde dunque su Silvestro I, papa agli albori del Cristianesimo, di cui si sapeva ormai pochissimo. La figura di quell'antico pontefice fu dunque ammantata di particolari leggendari, attribuendole le qualità di potente taumaturgo, in grado di resuscitare alcuni maghi  morti per aver  osato sfidare con le loro arti  profane un dragone misteriosamente apparso a seminare il terrore tra le genti. Non solo secondo la leggenda Silvestro ammansì il dragone, che se ne andò senza far danni, ma restituì la vita ai maghi, riconquistandoli alla vera Fede. La figura di questo santo fu propagandata con ardore, e si diffuse ben presto nelle maggiori città italiane come Genova, Venezia, Milano, Bologna, Firenze, e naturalmente Roma, ove gli vennero dedicate chiese già esistenti o  costruite appositamente. Dunque ad Asti l'antica parrocchia di San Gaudenzio fu dedicata a San Silvestro, e dal 1096 ad oggi ha mantenuto tale denominazione. Secondo gli eruditi del passato, invece, la chiesa fu appositamente costruita in quegli anni, in omaggio al papa che, si diceva allora, aveva istituito la diocesi di Asti nel terzo secolo dell'era cristiana. In realtà la nostra diocesi non nacque prima del V secolo, ma la nostra parrocchia , sia pure con il nome di un santo diverso (ma autentico, ed ancora oggi degno di venerazione) esisteva già nel IX secolo. Il nome di San Gaudenzio, beninteso, non si perse subito, anzi per oltre tre secoli  continuò a designare la Porta  cittadina che si apriva  nei pressi della chiesa omonima , e precisamente vicino all'incrocio tra via D'Azeglio e via Antica Zecca. La nuova chiesa viene descritta accuratamente dal visitatore apostolico Monsignor Peruzzi : aveva tre navate con un solo altare, con annessa una piccola sacrestia e un cimitero che si stendeva verso la cinta del XII secolo, nei pressi del teatro romano recentemente scoperto. In questo anno la parrochhia contava 250 anime e le sue rendite consistevano in 200 sacchi di grano e spenta, sei scudi in moneta numerata e una carrata di vino.

 


La demolizione della chiesa di San Maurizio permise la costruzione della casa per il rettore. Alla morte di Don Francesco Zangrandi, avvenuta nel 1602, il vescovo Monsignor Agnazza, su istanza del Municipio cedette la parrocchia ai Barnabiti, da poco stabilitisi in Asti presso la chiesa di San Sisto, ma già nel 1606 essi passarono ad occupare la prepositura di San Martino, da cui il prevosto, Don Giulio Penna, venne a San Silvestro con una rendita anno di 90 scudi ed il diritto, trasmesso sinora ai parroci di San Silvestro, di portare, pendente dal braccio sinistro, l'alnuzia, lunga pezza di pelliccia di vaio. Nel 1700 la chiesa di San Silvestro trovandosi necessitosa di riparazioni Monsignor Migliavacca, sempre generoso con tutte le chiese d'Asti, donava alla medesima L. 2 mila di Savoia. Le riparazioni vennero eseguite nel 1717 per cura del prevosto D. Giov. Malabaila, come risulta da iscrizione che ora trovasi presso la casa parrocchiale. Questo Malabaila resse la chiesa fino al 1743, come è ricordato in una lapide fatta apporre sopra la sua tomba dalla nipote, la contessa Maria Curbis di San Michele.


La chiesa edificata dal Guaita, piccola e bassa, essendo per vetustà in pericolo di cadere, nel 1869 fu demolita dal suo titolare D. Pietro Berta di Asti, per edificarne un'altra. Ne commise il disegno il geometra Cav. Carlo Rostagno, che corrispose molto bene all'aspettazione : peccato che esso sia stato arbitrariamente modificato e quindi deturpato nella facciato coll'apposizione di un muro massiccio al portone triangolare. La nuova chiesa fu benedetta nel 1870. Ha una sola navata : nell'abride è rappresentato S. Agostino nell'atto di battezzare i catecumeni e nella volta centrale il Paradiso. Entrambi questi dipinti sono copie di pitture eseguite dall'Aliberti, prima nella chiesa di S. Agostino (demolita nel 1827) e la seconda nella chiesa del Gesù, ora Opera Michelerio. Queste riproduzioni sono opera del pittore Maurizio Novelli di Serravalle d'Asti. L'altar maggiore e la balaustrata in marmo nero di stile barocco, e le due magnifiche portiere ornate di teste d'angioli, appartennero già alla chiesa dell'Annunziata, propria delle canonichesse lateranensi. I quadri della Madonna delle Grazie e di San Francesco da Paola, nella cappella omonima sono di Michelangelo Pittatore e gli altari di marmo bianco sono dono della munificentissima damigella Angelica Vespa. A. D. Berta devesi pure l'erezione della canonica e della sacrestia e dell'istituzione della pia unione di S. Zita per le persione di servizio. A Berta morto nel 1884 succedeva il pio e zelante D. Secondo Gai di Baldichieri d'Asti, che altri abbellimenti introdusse in chiesa, sugli altari colle statue di S. Espedito e di S. Luigi e coll'inalzare fin dal 1885 del campanile con un concerto di tre campane e nel 1891 il coro.

 

La Confraternita della Piccola Annunziata


La costruzione della nuova chiesa della Confraternita della Piccola Annunziata, nel XVII secolo, e la sua vicinanza, determinano una vivace partecipazione del popolo di S. Silvestro alle attività dei confratelli, tanto che numerosi rettori appartenenti alle famiglie più conosciute del rione vincono 47 palii, dal 1655 alla fine del secolo scorso. L'edificio cinquecentesco necessita nel 1700 di riparazione ed il vescovo Mons. Migliavacca versa duemila lire di Savoia al prevosto Don Giovanni Malabayla, che  inizia i lavori nel 1717. Lo sviluppo urbano di Asti nel XIX secolo, e l'abbattimento  delle mura della prima cinta, con l'espansione della parrocchia verso nord-est determinano la costruzione di un nuovo edificio, iniziato nel 1869 sul redime del precedente, mantenendo il muro perimetrale meridionale come già nel '500, ed ampliando le altre dimensioni. Secondo il progetto del geometra Cav. Carlo Rostagno, la navata è unica, con cappelle e matronei laterali: nei lavori nelle cappelle di destra furono trovate sepolture del XVII secolo, inserite nei sepolcreti gentilizi del tempio precedente.

 

La Consolata


A poche centinaia di metri dalla chiesa di San Silvestro in direzione sud-ovest, si trova il complesso barocco della Consolata. Si tratta della chiesa intitolata a San Teobaldo attigua al complesso monastico dei Cistercensi; i fabbricati sono stati donati nel XVI secolo dal conte Giovanni Francesco Ponte e dalla famiglia Pergamo. Con la soppressione degli ordini regolari monastici, nel 1803 il monastero divenne casa delle orfane. Alla chiesa della Consolata fu trasferito il coro ligneo dalla chiesa di Sant'Anna e il 13 dicembre dello stesso anno, si fece la solenne apertura della chiesa con il vescovo Gattinara.

 

La Pala dei Cavalli


Questa Pala in legno dipinta a mano con “tecnica a pastiglia”, collocata presso l’antica Chiesa di San Silvestro, è un'opera estremamente espressiva, di indubbio pregio ed alto significato simbolico e affettivo. Artisticamente risulta dipinta con cura, con una precisione anatomica straordinaria e con uno spiccato realismo. I colori brillanti e alcune malizie prospettiche evidenziano la scelta dell’autore di collocare tale oggetto ad altezza elevata e in zona molto visibile “di passaggio”, ma non particolarmente illuminata. Gli abiti dei personaggi e l’ambientazione sono di chiara ispirazione tardo medioevale, d’altronde come l’intera struttura e come le tecniche esecutive utilizzate. Anche i particolari più minuti, sono aspetti significanti che confermano il carattere devozionale di questa Pala da esterno rappresentante l’omaggio alla Madonna salvifica, miracolosa e compassionevole. Il cromatismo plastico del pittore e l’accuratezza nel descrivere le emozioni dei “partecipanti” alla scena, dovevano contribuire a coinvolgere l’osservatore in una empatia in grado di suscitare commozione. La cornice è in legno massiccio con lavorazioni accurate.

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